Adorato e maledetto cibo, ma quanto è difficile trovare e mantenere, soprattutto, un equilibrio alimentare? È solo forza di volontà? Le cause sono sicuramente multifattoriali, ed oggi questo problema si presenta in modo sempre più pressante e con una crescita esponenziale, interessando una fascia della popolazione sempre più ampia, con varie tipologie di manifestazione comportamentali presenti non solo in chi è sottopeso, sovrappeso, o obeso, ma anche nei normopeso. Quando si parla di alterazione del comportamento alimentare, quasi automaticamente il nostro pensiero va a quei disturbi strutturati ben noti da cui prendiamo le distanze, parlo di anoressia, bulimia, bed (abbuffate da alimentazione incontrollata), oggi, si assiste ad un proliferare di situazioni cocktail, che mutano quanto si sviluppano in modo veloce. Il cibo non ha solo funzione nutritiva, il cibo è relazione, è nutrimento dell’anima, è consolazione, col cibo ingoiamo emozioni che non trovano la loro naturale espressione, ingoiamo paure, ansia, affetto, ingoiamo per riempire vuoti, per creare vuoti, ed il sano e regolatore senso di fame e sazietà sembra un meccanismo preistorico, di cui si ha solo un vago ricordo narrato.
Il cibo è sempre presente e facilmente reperibile ovunque, il nostro mangiare va oltre il bisogno fisico, ma questo “oltre” poi si misura in kg, e con i più svariati sintomi fisici, quali pesantezza, senso di gonfiore, stipsi, acidità di stomaco, mani e piedi freddi, insonnia, irritabilità, obesità, disturbo della termoregolazione e del tono dell’umore che oggi prendono il nome di MUS (sintomi vaghi aspecifici), e che si esprimono in chi ne soffre in un vero e proprio disagio di vivere. I rimedi casalinghi, delle dieta fai da te, di regimi restrittivi, delle pillole, beveroni e creme miracolose, che cercano il rimedio in un elemento esterno, sono, non solo sempre più fallimentari ma rinforzanti il processo di comportamento alimentare disfunzionale. Far fronte a queste tematiche significa utilizzare non più un approccio monotematico e monospecialistico, ma multifattoriale, bio-psico-sociale, il comportamento alimentare coinvolge tre ambiti, biologico, psicologico e sociale, e qualsiasi intervento in ambito di alterazione del comportamento alimentare dovrebbe identificare ed affrontare questi fattori, e la base su cui costruire un intervento terapeutico sono le motivazioni dei clienti, che vanno sollevate, tutelate e sostenute costantemente. Gli aspetti ambientali, legati anche a nuovi stili di vita e psicologici hanno un’influenza determinante nel comportamento alimentare, dove fondamentale risulta essere un’attenzione e un maggior contatto con noi stessi, con le nostre emozioni ed i nostri bisogni, in un tempo personale diverso da quello frenetico e meccanico del quotidiano, e uno spazio tutelato dove ricominciare ad esplorare e conoscere.
articolo molto interessante. mi è piaciuto lo stile ed ho trovato molti spunti di riflessione.
tornerò presto per leggere i nuovi, complimenti ancora!
Ritengo che l’approccio al cibo derivi da vari fattori e che non è per nulla facile riuscire a controllarsi. Penso inoltre che al di là di qualunque situazione, senza un grande convincimento personale sia inutile iniziare regimi alimentari controllati. Come dice Lei, siamo sempre più facilmente esposti, nei centri commerciali, per la strada, al cibo facile soprattutto , quello che “fa male” se assunto in quantità eccessive come pane, pasta, pizza etc. e peraltro siamo i primi a prenderci in giro da soli quando non vogliamo autoimporci una regolamentazione alimentare. Lei, da un punto di vista motivazionale, per affrontare al meglio un periodo di dieta e quindi un corretto stile di vita alimentare, cosa mi consiglia? Grazie anticipatamente. Byclan