Adorato maledetto cibo

Adorato e maledetto cibo, ma quanto è difficile trovare e mantenere, soprattutto, un equilibrio alimentare? È solo forza di volontà? Le cause sono sicuramente multifattoriali, ed oggi questo problema si presenta in modo sempre più pressante e con una crescita esponenziale, interessando una fascia della popolazione sempre più ampia, con varie tipologie di manifestazione comportamentali presenti non solo in chi è sottopeso, sovrappeso, o obeso, ma  anche nei normopeso. Quando si parla di alterazione del comportamento alimentare, quasi automaticamente il nostro pensiero va a quei disturbi strutturati ben noti da cui prendiamo le distanze, parlo di anoressia, bulimia, bed (abbuffate da alimentazione incontrollata), oggi, si assiste ad un proliferare di situazioni cocktail, che mutano quanto si sviluppano in modo veloce. Il cibo non ha solo funzione nutritiva, il cibo è relazione, è nutrimento dell’anima, è consolazione, col cibo ingoiamo emozioni che non trovano la loro naturale espressione, ingoiamo paure, ansia, affetto, ingoiamo per riempire vuoti, per creare vuoti, ed il sano e regolatore senso di fame e sazietà sembra un meccanismo preistorico, di cui si ha solo un vago ricordo narrato.

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L’ Anatroccolo stressato e il nutrimento emotivo

In Inghilterra, (notizia tratta dall’express-news.it), un anatroccolo sfuggito miracolosamente all’attacco di un gabbiano, che ha però sterminato tutta la sua famiglia, è stato portato in un centro di soccorso, ma il piccolo orfano, per lo stress ed il trauma subiti, si rifiutava di mangiare e bere, così gli operatori presenti decidono di mettere uno specchio vicino, ed il piccolo anatroccolo specchiandosi, ricomincia a mangiare, di nuovo “in compagnia”. Trovo interessante questa tenera storia, e gli aspetti che evidenzio sono fondamentalmente due:  il primo,  è come il  nutrimento del corpo  si realizzi con il nutrimento emotivo, quando il cibo è amore e rappresenta  nutrimento anche psicologico ed affettivo, un canale che trasmette significati  di cura e relazionale al bambino sin dalla nascita con chi lo nutre, la ricerca della protezione dell’ adulto per sperimentare sicurezza, (teoria dell’attaccamento di Jhon Bowlby). Nella nostra storia però il nutrimento emotivo è dato da un’illusione, perché  è bastata un’immagine per creare l’idea all’anatroccolo  di non essere solo, ma proprio questo lo rende interessante, e qui entra in gioco il secondo aspetto,  noi non siamo anatroccoli e con noi non avrebbe funzionato, ma ciò su cui dobbiamo focalizzarci, è che ognuno di noi, ha  sempre le potenzialità in grado di creare le condizioni per superare le situazioni più avverse, una forza che può restare sopita, subire contrasti ed altri danni, ma non può venire distrutta, quella che Rogers esponente della psicologia umanistica definisce “tendenza attualizzante”, una potente tendenza costruttiva nella riorganizzazione della capacità percettive,  una “volontà creativa” fondamentale per l’organismo in quanto lo guida alla sperimentazione verso destinazioni più soddisfacenti” (C.Rogers 1971) .

Specchio, servo delle mie brame …

Così, ossessionata dal suo aspetto, la regina Grimilde meglio conosciuta come matrigna di Biancaneve, interrogava il Suo specchio, ma oggi qui la storia è un’altra, ed il protagonista è lui, lo specchio, uno specchio deformante una realtà personale, quello specchio sono occhi di persone che spostano in superficie ciò che combattono, che sfuggono, che controllano, ciò che provoca loro dolore, una corsa senza un traguardo, che fa ignorare la sofferenza dell’organismo in un autoinganno senza fine. Crederanno sempre a quello che vedranno nello specchio, unico, come unica è la loro percezione e l’unica che conta. I disordini del comportamento alimentare, sono complessi, complicati, individuali, si, individuali perché non ci sono due individui, due storie, due relazioni uguali,  ed è per questo che non esiste un “unico modo giusto”che risolve, ma bisogna trovare il modo più giusto per ognuno per passare da uno specchio che riflette in modo de-forme ad uno specchio su cui riflettere, restando centrati sulla persona.

                                                                               

Bambini Stressati

Beati loro e l’età della spensieratezza! Ma non sempre è così, lo stress colpisce anche i più piccoli, persino i bimbi sotto i 3 anni, ma al contrario di noi adulti, non possiedono le strategie o l’esperienza per affrontarla, avvertono solo un senso di malessere interno non ben individuato che non riuscendo ad esprimere trova la via di fuga nel corpo, somatizzando, abbiamo in questo caso i classici mal di testa, mal di pancia, o si manifesta attraverso il comportamento, con la chiusura verso l’esperienza, un maggiore attaccamento alla mamma o ancora con l’aggressività, ma senza allarmismi per le prime manifestazioni d’ansia dei nostri bambini, se lo stress è circoscritto ad un breve tempo ed è occasionale, spesso, si risolve spontaneamente, ed aiuta a governare le inevitabili sfide e frustrazioni che incontreranno nel percorso di vita. Lo stress, di fatto, fa parte della vita, e non ha solo una valenza negativa, è funzionale perché ci segnala che dobbiamo sostenere qualche situazione da cui in realtà vorremmo fuggire, è un campanello d’allarme che ci comunica che qualcosa nel nostro modo di affrontare la vita va rivista, e allora il punto di frontiera è dato dalla permanenza e dall’intensità dello stato d’ansia.
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