… LA STANZA NERA!

La stanza nera è dove è stata divorata l’anima del collega L.C., perchè , come recitava quel foglio A4, che capeggiava sui muri dell’istituto, “E’ TORNATO ALLA CASA DEL PADRE”, con l’effetto quasi ipnotizzante e di risucchio in una dimensione interiore di sbigottimento e dolore, perché alla casa del Padre, L. ci è tornato per sua mano.La stanza nera è il segno di una desolazione incolmabile ed immaginabile. Rabbia, tristezza, non accettazione accompagnano il mio personale saluto a L.  La stanza nera inaccessibile all’altro è il simbolo di una comunicazione sempre molto ritirata e schiva, a tutela del suo timore di invasione relazionale alla sua intimità, e quel suo “tutelati!”, era in realtà la voce della “minaccia” che sentiva incombere su di Lui.  Quel Suo modo di essere, e la Sua scelta di… non Essere più, mi impone rispetto della sua privacy, ma dato che è lo stesso modo di essere che lo ha strappato violentemente al respiro vitale, sento la necessità di dare, trovare un nuovo punto di contatto con noi stessi e con “l’altro”, un arresto per approfittarne per una riflessione sul senso del Noi, sulla qualità della presenza e una presenza di qualità, perché nessuno si salva da solo, NESSUNO SI SALVA DA SOLO! NESSUNO!

 

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